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Nella Messa dell’8 dicembre, la Chiesa universale prega con queste parole: «O Padre, che nell’Immacolata Concezione della Vergine hai preparato una degna dimora per il tuo Figlio, e in previsione della morte di lui l’hai preservata da ogni macchia di peccato, concedi anche a noi, per sua intercessione, di venire incontro a te in santità e purezza di spirito». E’ una della orazioni più belle del tempo mariano per eccellenza, l’Avvento e l’8 dicembre (festa patronale della nostra Associazione) congiungendo l’attesa messianica e il ritorno glorioso di Cristo con la memoria della Madre, nel mezzo di questo Tempo liturgico, richiama l’importanza di Maria nel progetto salvifico di Dio.
Essa, inoltre, ci invita ad iniziare un nuovo anno insieme come Associazione approfondendo il tema di quest’anno pastorale che il santuario di Lourdes ci chiede di meditare: l’IMMACOLATA.
Lourdes è un dono per ogni credente, perché è l’unico posto al mondo dove Lei, il 25 marzo 1858, durante la sedicesima apparizione a Bernadette confermò al mondo una Dogma di Fede presentandosi: “IO SONO L’IMMACOLATA CONCEZIONE”.

Il dogma dell’Immacolata Concezione fu proclamato da Pio IX nel 1854 (quattro anni prima delle apparizini di Lourdes) con la bolla "Ineffabilis Deus" che sancisce come la Vergine Maria sia stata preservata immune dal peccato originale fin dal primo istante del suo concepimento. In soldoni vuol dire che la Vergine Maria, pur essendo stata concepita dai suoi genitori (sant’Anna e san Gioacchino) così come vengono concepite tutte le creature umane, non è mai stata toccata da nessun peccato, neppure dal peccato originale, e questo fin dal primo istante di vita, nel grembo di sua madre.
Nella bolla di Papa Pio si legge la seguente, bellissima espressione: «La beatissima Vergine Maria nel primo istante della sua concezione, per una grazia ed un privilegio singolare di Dio onnipotente, in previsione dei meriti di Gesù Cristo Salvatore del genere umano, è stata preservata intatta da ogni macchia del peccato originale». Lo stesso Pontefice dichiarò che durante il suo forzato esilio a Gaeta aveva fatto voto, in riposta a una chiamata interiore, che nel caso avesse ricevuto la grazia di tornare a Roma ed il cristianesimo si fosse conservato in Europa allora sconvolta da rivoluzioni, avrebbe appunto impegnato tutto se stesso nell’attuazione della proclamazione del gran dogma mariano.
Dobbiamo comunque dire chela verità della Immacolata Concezione era già patrimonio della fede orientale e che della prima festa sotto questo titolo si ha notizia in oriente sin dal secolo VI e VII. Nella Chiesa latina sin dal mille. Essendo però quello dell’Immacolata un dogma di approfondimento della Rivelazione (approfondimento vuol dire che è comunque contenuto implicitamente nel disegno che Dio ci ha voluto rivelare attraverso la sua Parola e la persona di Gesù) era naturale che tale processo avvenisse nel corso della storia. L’Immacolata fu oggetto di secolari discussioni teologiche, che, pur basate su iniziali posizioni distanti, portarono però alla scoperta della verità sulla materia del dogma e finalmente alla sua proclamazione nel 19° secolo.
Ma perché la Madonna ha goduto di questo “singolare privilegio”?
La risposta sta nel fatto che la Vergine Maria non solo avrebbe dovuto concepire il Verbo incarnato e quindi portare con sé, nel Suo Grembo, il Dio fattosi uomo; ma anche perché avrebbe dovuto dare al Verbo incarnato la natura umana. Il catechismo della Chiesa Cattolica afferma che Gesù Cristo è vero Dio ma anche vero uomo, nell’unico soggetto. Ebbene, non si può pensare che Dio, somma perfezione e somma purezza, possa aver ricevuto la natura umana da una creatura toccata –anche se brevemente – dal peccato e, quindi, in quanto tale, soggetta in qualche modo all’azione del Maligno.
Da questa riflessione sulla natura divina e umana di Gesù le implicazioni per noi e la nostra vita.
Il santo papa Paolo VI, dava rilievo al rapporto tra Maria e il suo Figlio con queste parole: «Vogliamo  essere cristiani, cioè imitatori di Cristo? Guardiamo a Maria; ella è la figura più perfetta della somiglianza a Cristo. Ella è il “tipo”. Ella è l’immagine che meglio d’ogni altra rispecchia il Signore; è, come dice il Concilio, “l’eccellentissimo modello nella fede e nella carità”».
Maria, nella sua autopresentazione a Lourdes, rivela non tanto la sua identità, quanto la sua missione ricevuta dal Padre: essere grembo puro, libero, sgombro da qualsiasi traccia di peccato, ricco della presenza di Dio. Maria realizza sulla terra l’“Io sono” di Dio (vi ricordate come si presenta Dio a Mosè sul monte Oreb? “Io SONO colui che sono”), ossia la presenza attuale, continua, mai latitante di Dio in mezzo al suo popolo. Questo lo vediamo chiaro proprio nella visita alla cugina Elisabetta dove, scrive san Luca: «Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo» (Lc 1,41). Il saluto di Maria diventa il saluto reale e tangibile di Dio. Giovanni Battista, infatti, sussulta esultante nel grembo di Elisabetta non per l’arrivo o la presenza di Maria, ma per la presenza e la visita del Verbo di Dio nella sua casa. Cristo non è un Dio immobile, ma raggiunge l’uomo ovunque egli si trovi per essere l’Emmanuele, il “Dio con noi”. L’“Io sono” di Dio che si fa presenza lì dove l’uomo si trova. Maria è chiamata, dunque, non solo a prestare la sua esistenza al Padre per l’incarnazione del Figlio; la richiesta di Dio è totalizzante: essere grembo per essere presenza costante e fedele del Figlio dal momento in cui lo Spirito Santo scende su di lei.
Maria ci porta il Signore. Lei è presente e vicina e si immedesima nelle vicende dell’uomo di ogni tempo. È interessante notare come Maria, in tutte le sue apparizioni a Lourdes, si rivolga a Bernadette con l’unico idioma a lei noto, ossia il dialetto guascone. Anche in occasione della sua “autopresentazione”, “la signora” le rivelò testualmente: “Que soy era Immaculada Councepciou”. In tutte le apparizioni mariane, la Vergine si rivolge ai veggenti da Lei prescelti nella loro lingua, all’interno della loro storia, cultura e tradizione. Questo diventa non solo un modo per farsi capire da parte degli interlocutori, che non parlano in latino, greco o aramaico, ma diventa un mandato: “Così come ho fatto io, fate anche voi! Seguite il Signore, siategli fedeli, testimoniatelo con la purezza del cuore nella vostra vita, fatelo conoscere agli altri innanzitutto con la vostra testimonianza perché questo è possibile anche a voi ed è richiesto anche a voi, in quanto battezzati”. Accogliere e vivere la propria fede nella stessa purezza e cristallinità con le quali il Vangelo ce la consegna e la Tradizione della Chiesa ce la tramanda.
Maria è la Maestra dell’Umanità di ogni epoca. E’ la scuola di Maria che ci aiuta ad aprirci efficacemente a una conoscenza profonda e coinvolgente di Gesù. L’Immacolata fece proprio il messaggio del libro del Siracide: “Quanto più sei grande, tanto più fatti umile e troverai grazia davanti al Signore. Perché grande è la po- tenza del Signore, e dagli umili è glorificato” (Sir 3,18.20). Su questa umiltà germogliò la santità di Maria e l’ Amore si tradusse in servizio. Nell’incontro con Elisabetta fu proclamata la prima beatitudine del Vangelo, che riguardava Maria, ma anche tutti noi che la vogliamo seguire e imitare: “Beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore”
Il primo dei segni compiuti da Gesù – la trasformazione dell’acqua in vino alle nozze di Cana – ci mostra Maria appunto, mentre esorta i servi a eseguire le disposizioni di Gesù. “Qualsiasi cosa vi dica, fatela!” (Gv 2,5). L’ Immacolata si mostra a noi nelle vesti di Maestra e ci aiuta ad imparare suo Figlio. Si rivela Lei stessa la via più sicura ed efficace per arrivare a Gesù e per conformarci a Lui. 
Possiamo immaginare con ragionevolezza che tale funzione Maria l’abbia svolta poi più ampiamente per i discepoli nel Cenacolo dopo l’ascensione di Gesù; era con loro in un’attesa attiva della Pentecoste e della missione “al mondo intero” e agli uomini di ogni tempo. Quanto avranno conversato insieme quei giorni nel Cenacolo! E quanto avranno imparato gli Apostoli da Maria!
Ora oggi e qui siamo noi inviati a camminare sulle strade del Vangelo, facciamolo con Maria, mettendoci alla sua scuola! Una scuola che ci insegna a pronunciare ogni giorno il nostro “sì” alla volontà di Dio e ad aprire il nostro cuore al progetto d’amore del Padre. Solo allora potremo penetrare le parole di Gesù, per comprenderne il messaggio e lasciarci trasformare in Lui.
A Lourdes santa Bernadette non solo ascoltò Maria ma cercò di seguirne l’esempio e qui possiamo imparare ancora. Bernadette coltivava nel suo cuore il desiderio di una relazione profonda con Cristo, espresso anzitutto dalla aspirazione viva di essere ammessa alla Prima Comunione. Bernadette tradusse tutto questo in una preghiera molto significativa: “Gesù, cresci, cresci in me, nel mio cuore, nella mia anima, la mia fantasia, i miei sensi, con la tua modestia, la tua purezza, la tua umiltà, il tuo zelo, il tuo amore. Cresci con la tua grazia, la tua luce, la tua pace; cresci malgrado la mia resistenza, il mio orgoglio; cresci fino alla pienezza dell’uomo perfetto, cresci come a Nazareth, davanti a Dio e agli uomini, per la gloria di tuo Padre”
Questa immagine di Maria che cammina vicino a noi non è solo affascinante, ma esprime consapevolezza, decisione, coraggio, solidarietà, gioia di un annuncio! Tutti noi Amici siamo chiamati a guardare a Maria come modello d’amore e a Lourdes come luogo privilegiato della carità fraterna e rispettosa di tutti, valori questi che possono e devono diventare per ognuno di noi un programma di vita da portare avanti non solo nei giorni di Pellegrinaggio o di esercizi Spirituali ma in tutte le strade che percorriamo ogni giorno, per la vita in famiglia, per il lavoro, lo svago, la sofferenza.
Guardiamo a Maria, l’Immacolata Concezione, Madre del Verbo di Dio incarnato perché ha portato agli uomini il calore di una presenza, la serenità di un sorriso, la luce e la bellezza della Grazia. Nelle crepe di questo mondo, dove il male è ancora potente, riporterà la Speranza e ridonerà Fiducia! Il suo Magnificat ancora oggi e qui è pieno di speranza per il mondo intero, di generazione in generazione.




Marco e Federico, diaconi

 

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